NO ALLA VIVISEZIONE
Luca Lombardini, presidente della Lega Nazionale del Cane Sezione di Trento e vice presidente nazionale dice no alla vivisezione. Il professionista si schiera apertamente contro la sperimentazione animale, con un lungo e duro intervento dove ricorda la crudeltà e l'inaffidabilità della pratica, retaggio di una cultura ottocentesca che non vuole innovarsi e utilizzare metodi sostitutivi più sicuri e indolori.
L'occasione dell'intervento è il progetto di ricerca avviato dall’Università di Torino su una rara patologia visiva, che prevede procedure di sperimentazione animale particolarmente invasive e dolorose su sei macachi. Una storia triste, che da diversi mesi sta tenendo in allarme tutto il mondo animalista, sceso anche in piazza per protestare il mese scorso.
Secondo quanto previsto dal progetto, infatti, i primati verranno prima immobilizzati su delle sedie e costretti a riconoscere delle immagini e, successivamente, verranno resi ciechi danneggiando la loro corteccia celebrale. In pratica, dopo questa operazione, gli animali si sveglieranno con grande dolore e scopriranno di non poter vedere più. “In qualità di veterinario, quindi di uomo di scienza, devo assolutamente ribadire come la vivisezione, termine meno edulcorato di ‘sperimentazione animale’, non abbia nulla di scientifico - afferma Luca Lombardini -. Forse fino a qualche decennio fa il modello animale era l’unico che gli scienziati avessero a disposizione, ma ha dimostrato nella maggior parte dei casi di essere fallace, tanto da rendere in ogni caso necessaria la sperimentazione finale su esseri umani.
Ferma restando l’inaffidabilità della vivisezione, bisogna anche considerare l’aspetto etico di questo argomento. Che diritto abbiamo di rendere ciechi, far soffrire, menomare degli animali coscienti e senzienti per il nostro personale e assolutamente arbitrario tornaconto? Da anni ormai sono stati messi a punto dei protocolli di ricerca sostitutivi che non prevedono l’utilizzo di animali e permettono di ottenere risultati molto più affidabili da un punto di vista scientifico. Perché allora continuare a torturare animali negli stabulari quando si potrebbe investire in questi metodi molto più sicuri e indolori? Cosa c’è dietro questo accanimento? LNDC ha appoggiato la campagna e la petizione lanciata da LAV contro questa ennesima barbarie compiuta in nome di una scienza che non vuole innovarsi e resta abbarbicata a delle convinzioni ottocentesche senza alcun fondamento oggettivo”.